Dopo l’intenso spettacolo firmato da Patrice Chéreau, un altro imperdibile evento di portata internazionale al Teatro Cucinelli di Solomeo.
Mercoledì 13 e giovedì 14 marzo, alle 21, Peter Brook, regista per eccellenza del teatro contemporaneo, porta in scena il suo nuovo capolavoro The Suit, presentato trionfalmente in Francia, in Cina e per tre settimane di tutto esaurito a New York dove ha suscitato “reazioni incredibili” come racconta Marie–Hélène Estienne storica collaboratrice del maestro.
“Nel teatro nulla è fermo: alcuni temi semplicemente si esauriscono, mentre altri desiderano tornare a vivere”, spiega Peter Brook a proposito di questa mise en scène ispirata all’omonimo romanzo dello scrittore sudafricano Can Themba, una promessa della letteratura del Sudafrica, morto in povertà nel 1968 mentre i suoi scritti erano banditi, come accadeva a tutti gli autori neri durante l’Apartheid.
È la bizzarra vicenda, dai tratti simbolici e surreali, di una coppia africana della classe media: tornato a casa in un orario insolito, Philomen trova la moglie, Matilda, con un amante, che fugge dalla finestra in mutande, lasciando dietro di sé il suo abito. Così inizia la strana avventura di The Suit. Pochi elementi e grande potenza simbolica per raccontare una storia intima dove l'abito che dà il titolo alla pièce si trasforma magicamente in una presenza ambigua ed enigmatica nella vita della protagonista che la condurrà a un imprevedibile epilogo. Brook che da anni è interessato alla drammaturgia africana, come testimoniano Sizwe Banzi Est Mort o 11 and 12, rispetto alla sua prima versione in francese, Le Costume (1999), per questo nuovo allestimento nato a Le Théâtre des Bouffes du Nord nel 2012 si è avvalso della lingua originale del romanzo, l’inglese. Assieme ai suoi affezionati collaboratori Marie-Hélène Estienne e Franck Krawczyk, il regista britannico dirige quattro attori di cui tre già protagonisti della sua versione di Il flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart, realizzando uno spettacolo dove si dispiega quell’arte di raffinata semplicità scenica che è la sua cifra. In scena un ensemble di musicisti eseguirà dal vivo brani che da Franz Schubert spaziano fino a Miriam Makeba, per evocare l’atmosfera di Sophiatown, dove è ambientato The Suit una township vicina a Johannesburg una volta abitata dall’intellighenzia artistica e politica dei neri sudafricani, finché nel 1955 venne rasa al suolo per decreto, e la sua popolazione deportata a Meadowlands (Soweto).
Eccezionali interpreti Rikki Henry, Nonhlanhla Kheswa, Jared McNeill, William Nadylam accompagnati dai musicisti Arthur Astier (chitarra), Raphaël Chambouvet (piano), David Dupuis (tromba).
Lo spettacolo è in lingua in inglese con i sopratitoli in italiano.
Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 19. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.
E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.